Centro Storico

Viterbo, il Centro Storico sotto scacco della ‘Schiaffeggiatrice Seriale’: tra violenza e un inquietante grido

Una donna bionda, sui trent'anni, semina il panico tra commercianti e passanti. Le forze dell'ordine a mani legate di fronte a un'escalation che rievoca un tentato rapimento di un minore.

Viterbo, il Centro Storico sotto scacco della ‘Schiaffeggiatrice Seriale’: tra violenza e un inquietante grido

Il fascino storico di Viterbo è da mesi macchiato da un’ombra inquietante, una presenza femminile che, con la sua imprevedibilità e la sua violenza, sta seminando panico e frustrazione nel cuore pulsante della città: il centro storico. Quella che inizialmente sembrava una serie di episodi isolati e quasi folcloristici, sta assumendo contorni sempre più drammatici e preoccupanti. La chiamano la “schiaffeggiatrice seriale”, e il suo identikit – sui trent’anni, bionda, straniera – è ormai noto a tutti, ma la sua furia è altrettanto difficile da contenere quanto da prevedere. Commercianti e residenti vivono con un senso di allarme crescente, mentre le istituzioni si trovano a fronteggiare un caso complesso che mette a nudo le fragilità del sistema legale e sociale di fronte a comportamenti così anomali e ripetuti.

L’elusiva aggressora: Un identikit della paura

Da mesi, questa figura misteriosa e aggressiva si aggira indisturbata per le vie e le piazze più frequentate di Viterbo, trasformando momenti di ordinaria quotidianità in scene di pura tensione. Non è solo la violenza fisica a preoccupare, ma anche l’escalation di comportamenti che hanno visto l’aggressora passare da semplici insulti a vere e proprie aggressioni fisiche. La donna sembra scegliere le sue vittime senza un criterio apparente, colpendo indistintamente passanti, clienti o, più frequentemente, i commercianti che animano la vita del centro. La sua presenza è diventata un argomento di conversazione costante e un monito tangibile della crescente insicurezza percepita, trasformando la tranquillità di vicoli e piazze in un palcoscenico di ansia e allerta.

L’ultimo schiaffo: Un episodio di corso italia rivelatore

L’episodio più recente e, forse, più emblematico della sua follia si è consumato appena una settimana fa lungo il trafficato Corso Italia, una delle arterie principali del commercio viterbese. La scena, pur avendo tratti quasi surreali, è stata tutt’altro che comica. Una giovane madre, mentre passeggiava con il suo bambino nel passeggino, si è trovata improvvisamente nel mirino della “schiaffeggiatrice”. Senza preavviso, la donna ha iniziato a urlarle contro una frase agghiacciante: “Restituiscimi mio figlio!”. La violenza verbale ha subito attirato l’attenzione di una commerciante che, affacciata sulla porta del suo negozio, è diventata il bersaglio successivo della furia cieca. Fortunatamente, in quel frangente, il marito della commerciante è sopraggiunto di corsa, intervenendo tempestivamente per difendere la moglie. È stato lui a ricevere lo schiaffo, un gesto che, pur nella sua drammaticità, ha impedito un’aggressione potenzialmente più grave. Poco dopo, sul posto sono intervenute le forze dell’ordine, raccogliendo l’ennesima testimonianza di una violenza inspiegabile.

Una scia di aggressioni indisturbate: Il precedente di via della sapienza

L’incidente di Corso Italia non è affatto un caso isolato, ma si inserisce in una lunga e preoccupante scia di aggressioni che si protrae da mesi. Tutto ebbe inizio, secondo le ricostruzioni, in Via della Sapienza, un’altra strada storica del centro di Viterbo. Anche in quell’occasione, la vittima fu una commerciante, prima oggetto di insulti gratuiti e poi colpita con calci. Questi episodi, pur nella loro diversità, disegnano un modus operandi costante: la violenza verbale precede quella fisica, e le vittime sono spesso figure vulnerabili o persone che si trovano casualmente nel raggio d’azione della donna. La ripetitività di questi gesti ha contribuito a cristallizzare nella memoria collettiva l’immagine di una minaccia persistente e irrisolta.

Le mani legate delle forze dell’ordine: Un calvario giudiziario e sanitario

Di fronte a un simile scenario, la domanda che sorge spontanea è perché questa donna continui ad agire indisturbata. La risposta è complessa e mette in luce i limiti delle normative vigenti e delle risorse disponibili. Le forze dell’ordine, pur essendo intervenute più volte, si trovano ad avere “le mani legate”. La donna è stata fermata, interrogata e persino sottoposta a un trattamento sanitario obbligatorio, che l’ha portata a un ricovero di una settimana presso l’ospedale Santa Rosa di Viterbo. Tuttavia, anche durante la degenza, la “schiaffeggiatrice” ha continuato il suo “modus operandi”, aggredendo il personale medico e infermieristico, dimostrando un’assoluta refrattarietà a qualsiasi forma di contenimento o terapia. Una volta dimessa, è tornata immediatamente alle sue vecchie abitudini, riprendendo la sua attività aggressiva nel centro storico, lasciando un senso di impotenza e frustrazione tra operatori sanitari e agenti.

Il grido del figlio perduto: Un dettaglio inquietante che collega gli episodi

L’aspetto più inquietante e al contempo più rivelatore di questa vicenda emerge proprio da quella frase straziante urlata lunedì in Corso Italia: “Mi hai rapito il figlio!”. Questo grido, carico di disperazione e forse di un delirio profondo, potrebbe essere la chiave per collegare gli episodi più recenti a un evento ancora più grave avvenuto all’inizio dell’estate. In quell’occasione, una donna, anch’essa bionda e straniera, tentò di portare via un bambino dal suo passeggino in Piazza del Comune, un episodio che scosse profondamente la comunità viterbese. Fu solo grazie al pronto intervento del padre, che riuscì a strappare il piccolo dalle mani dell’aggressora, che si evitò una tragedia. La somiglianza dei connotati, il comportamento aggressivo e, soprattutto, il riferimento a un figlio “rapito”, creano un filo rosso sinistro che unisce i diversi momenti di questa drammatica escalation.

Viterbo sospesa tra paura e incertezza

La comunità di Viterbo si trova così in una situazione di stallo, tra la necessità di garantire la sicurezza dei propri cittadini e la difficoltà di intervenire efficacemente su una persona che, pur manifestando comportamenti violenti, rientra in un quadro che potrebbe richiedere un approccio più complesso di quello meramente giudiziario. I commercianti e i residenti del centro storico continuano a sperare in una soluzione definitiva, che possa restituire tranquillità e serenità a un’area da sempre simbolo di accoglienza e bellezza. La “schiaffeggiatrice seriale” non è solo un problema di ordine pubblico, ma il sintomo di una fragilità sociale che Viterbo si trova oggi a dover affrontare, con la speranza che il velo su questo mistero e su questa paura possa essere presto sollevato, garantendo la sicurezza che la città merita.