Disagio abitativo

“Intrappolati” dal gelo e dalla burocrazia: la storia di una coppia senza riscaldamento da 18 anni

Coniugi vivono in una casa popolare fatiscente, tra freddo, spifferi e promesse disattese. La loro battaglia contro l'indifferenza

“Intrappolati” dal gelo e dalla burocrazia: la storia di una coppia senza riscaldamento da 18 anni

Una storia di ordinaria disperazione, incastonata tra le pieghe di una burocrazia sorda e di un’indifferenza che gela il sangue più del più rigido inverno. È la vicenda di Giuseppina Ferrara e Ignazio Lipari, coniugi costretti a convivere con il freddo pungente, gli spifferi taglienti e le mura fatiscenti di una casa popolare che, anziché rappresentare un rifugio sicuro, si è trasformata in una prigione di stenti e privazioni. Da ben 18 anni, l’impianto di riscaldamento è solo un ricordo sbiadito, un miraggio irraggiungibile in un contesto di degrado abitativo che sembra inesorabile.

Un’odissea tra promesse e rimpalli: Il muro di gomma dell’Ater

La loro casa, situata in un complesso residenziale popolare, è diventata il simbolo di un disagio profondo, acuito dalla malattia che affligge Ignazio. La coppia si sente “intrappolata” in un labirinto di promesse disattese e rimpalli di responsabilità, con l’Ater (Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale) che sembra erigere un muro di gomma di fronte alle loro richieste di aiuto. Le segnalazioni si susseguono da anni, ma la situazione rimane drammaticamente immutata, lasciando Giuseppina e Ignazio in balia del freddo e dell’umidità, con la paura costante che la loro abitazione possa cedere da un momento all’altro. Le condizioni strutturali dell’immobile sono precarie, con crepe che solcano le pareti e spifferi che si insinuano ovunque, rendendo la vita quotidiana un vero e proprio incubo.

Oltre il freddo, la dignità ferita: Un appello inascoltato

La storia di Giuseppina e Ignazio non è solo una questione di disagio abitativo, ma anche di dignità ferita. La coppia si sente abbandonata dalle istituzioni, dimenticata in un angolo di mondo dove il freddo non è solo una temperatura rigida, ma anche un simbolo di solitudine e abbandono. Il loro appello è un grido disperato che si leva nel silenzio assordante della burocrazia, un tentativo di scuotere le coscienze e di ottenere un intervento concreto che possa restituire loro una vita dignitosa. Non chiedono lussi o privilegi, ma semplicemente il diritto di vivere in una casa calda e sicura, un diritto che dovrebbe essere garantito a ogni cittadino.