Dopo anni al servizio della comunità, la Casa dei Diritti Sociali della Tuscia si prepara a chiudere le sue porte. Attiva prima in via San Pietro e poi in via del Pavone, l’associazione è stata fondamentale per chi non poteva permettersi beni essenziali: qui centinaia di famiglie fragili hanno trovato vestiti, alimenti, giocattoli, piccoli elettrodomestici e soprattutto accoglienza.
Oltre 440 persone aiutate: il valore delle donazioni
Più di 150 cittadini viterbesi – tra famiglie e commercianti – hanno reso possibile questa esperienza di solidarietà attraverso donazioni che hanno spaziato dai panettoni natalizi ai costumi di Carnevale, passando per materiali scolastici e stoviglie. L’impegno della Casa si è esteso anche alla formazione, con corsi di lingua italiana e iniziative di inclusione come la Giornata della Lingua Madre, promuovendo il dialogo interculturale.
Un bazar della dignità: il modello della Casa
Gli spazi della Casa dei Diritti Sociali ricordano un vero e proprio bazar, dove chi ha bisogno può scegliere con autonomia quanto occorre: abiti per adulti e bambini, grembiuli scolastici, oggetti per la casa e giochi. Ogni donazione è diventata occasione di incontro e riscatto, offrendo non solo aiuto materiale ma soprattutto rispetto per la dignità personale dei beneficiari.
Il futuro dei servizi: continuità e sfide
La chiusura, fissata al 3 novembre, lascia un vuoto per oltre 400 beneficiari – italiani, stranieri, famiglie e senzatetto – che ogni giorno potevano contare sullo sportello di via del Pavone. I volontari stanno cercando di affidare parte dei servizi ad altre realtà locali: per i corsi di italiano e le attività interculturali è già disponibile l’Associazione universitaria cooperazione e sviluppo (Aucs), ma rimangono da coprire distribuzione di abiti, giocattoli, beni per la casa e mobili.
Volontari e utenti: una comunità che resiste
Un gruppo di quindici volontari valuta anche la possibilità di fondare una nuova associazione per proseguire il percorso avviato. Alcuni degli utenti, grazie al sostegno ricevuto, sono riusciti a migliorare la propria condizione e ora collaborano come volontari: un esempio concreto del valore della solidarietà circolare.
Le cause della chiusura e l’appello della presidente
Le cause di questa chiusura sono legate principalmente a impegni lavorativi e alla carenza di tempo, che non permettono di sostenere un’attività così impegnativa. La presidente Chiara De Carolis sottolinea che l’aiuto offerto è stato sempre orientato all’inclusione, basato sulle relazioni e sul riconoscimento della dignità personale. Il suo messaggio finale è un invito alla cittadinanza: anche se la struttura chiude, chi vuole continuare a fare del bene troverà nuove opportunità per sostenere i più deboli sul territorio
