Viterbo si distingue a livello nazionale per un primato non esattamente invidiabile: l’Imu (Imposta Municipale Propria) per le seconde case risulta più onerosa rispetto a molte altre città italiane, inclusa Napoli. Secondo un’analisi condotta dal servizio “Stato sociale, politiche fiscali e previdenziali, immigrazione” della Uil (Unione Italiana del Lavoro), nella Città dei Papi il costo totale dell’Imu per una seconda abitazione ammonta a 1006 euro, mentre nel capoluogo campano si attesta a 662 euro. Questa disparità mette in luce le significative differenze nel prelievo fiscale immobiliare tra i diversi comuni italiani.
Il quadro impari del prelievo fiscale immobiliare
Giancarlo Turchetti, segretario generale della Uil di Viterbo, ha commentato i risultati dello studio, sottolineando come il sistema fiscale immobiliare italiano sia caratterizzato da disuguaglianze e confusione. Turchetti ha definito la situazione una “lotteria fiscale”, evidenziando come, a parità di condizioni economiche, il prelievo possa variare sensibilmente da un comune all’altro e tra diverse categorie catastali. Il segretario generale della Uil di Viterbo ha invocato la necessità di valori che rispecchino il mercato, con verifiche periodiche e criteri omogenei su tutto il territorio nazionale, al fine di garantire maggiore equità e trasparenza nel sistema.
La metodologia utilizzata nello studio della Uil si basa sugli estimi catastali di ogni provincia. In particolare, è stata calcolata la rendita media degli immobili soggetti a Imu, rivalutata del 5% e moltiplicata per il coefficiente di riferimento, come previsto dalla normativa vigente. A questo valore sono state applicate le aliquote estrapolate dalle delibere comunali pubblicate sul sito del Dipartimento delle finanze entro il 28 ottobre. È importante precisare che l’Imu non è dovuta sull’abitazione principale (a meno che non si tratti di un’abitazione di lusso), ma su seconde case, immobili commerciali, aree edificabili e terreni agricoli. Sono equiparate alle prime case anche alcune categorie specifiche, come le case popolari e gli immobili delle cooperative edilizie a proprietà indivisa adibiti ad abitazione principale dei soci assegnatari, oltre ai fabbricati utilizzati come alloggi sociali.
Stando ai dati dell’Agenzia delle Entrate del 2020, sono oltre 26,1 milioni i proprietari che versano l’Imu, con un gettito complessivo annuo di 19,4 miliardi di euro. Il 41% di questi proprietari sono lavoratori dipendenti e pensionati, il che sottolinea l’importanza di una revisione del sistema Imu che tenga conto delle diverse fasce di reddito e delle condizioni economiche dei contribuenti.
Proposte per una riforma dell’imu più equa e trasparente
Santo Biondo, segretario confederale della Uil, ha proposto una revisione dell’Imu a gettito complessivo invariato, con l’obiettivo di aggiornare le basi imponibili, abbassare l’aliquota di riferimento e correggere le storture esistenti, senza gravare ulteriormente su chi già paga il giusto. Biondo ha sottolineato la necessità di una maggiore progressività, con un contributo maggiore da parte di chi possiede patrimoni immobiliari di alto valore e agevolazioni per chi ha redditi medio-bassi, famiglie numerose o affitta a canone concordato.
Il segretario confederale della Uil ha inoltre ribadito l’importanza di mantenere l’esenzione sulla prima casa non di lusso e di uniformare le detrazioni comunali, al fine di garantire pari trattamento ai cittadini con la stessa condizione economica, indipendentemente dal luogo di residenza. Biondo ha invocato una regola nazionale chiara che definisca un range di aliquote entro cui i Comuni possano muoversi, con l’obbligo di motivare pubblicamente ogni aumento, al fine di garantire maggiore trasparenza e responsabilità nella gestione dell’Imu.
Biondo ha inoltre proposto l’istituzione di una banca dati unificata (catasto, anagrafe, utenze e locazioni) come strumento essenziale per stanare le false pertinenze e gli immobili fittiziamente “inutilizzati”, con l’obiettivo di recuperare la base imponibile e alleggerire chi oggi paga per tutti. Il segretario confederale della Uil ha infine auspicato una strategia unitaria che comprenda Imu, canone concordato, rigenerazione urbana e social housing, al fine di garantire meno penalità sugli affitti calmierati e più incentivi per chi ristruttura e rimette sul mercato l’invenduto e lo sfitto.
Un nuovo patto di fiducia tra stato e cittadini
Secondo Biondo, la riforma del catasto rappresenta il punto di partenza per un nuovo patto di fiducia tra Stato e cittadini, che fornisca basi imponibili giuste, aliquote trasparenti e servizi misurabili. Solo in questo modo, ha concluso il segretario confederale della Uil, si può chiedere a tutti di fare la propria parte senza sentirsi esattori di ingiustizie. La vera riforma fiscale, ha ribadito Biondo, inizia dal catasto: se non si misura bene, non si può tassare bene. Si tratta di una scelta di giustizia, equità e modernizzazione che il Paese deve avere il coraggio di fare, adesso.